LA FORZA
DELLE STELLE
di Cosimo Gigantiello
Eccomi
qui, da solo. Manca qualche minuto alla mezzanotte. Le luci pian piano
cominciano a spegnersi, le serrande dei locali sembrano occhi assonnati pronti
a lasciare spazio al mondo dei sogni.
Le
stradine sono vuote. Quelle stesse strade dove cammino in solitario. E’ strano
e piacevole allo stesso tempo. Una sensazione di tranquillità mi pervade il
corpo in mezzo a quel silenzio assonante. Una bibita ormai quasi vuota
nella mia mano destra. Tiro su un altro piccolo sorso dalla cannuccia arancione
di quel liquido frizzantino. Continuo a camminare. La direzione è quella di
casa.
Svolto
sulla destra ed eccomi in una di quelle stradine di paese non illuminate dove
neanche la fioca luce dei lampioni delle strade vicine riesce ad arrivare. È
buio pesto. Perso nei miei pensieri, non ci faccio subito caso. Senza motivo
apparente, la mia testa si alza rivolgendo il mio sguardo verso su; verso il
cielo notturno. Ha un colore nero misto ad un blu molto, molto scuro. Sono
praticamente immerso nell’oscurità della notte. Non sembra male. È avvolgente.
Ti nasconde. Mi sento protetto. Vorrei non uscire da questa stradina.
I miei pensieri si bloccano. Mi accorgo che il cielo non è solo nero. Qualcosa spezza quella monotonia. Ne rimango ammaliato. È punteggiato da tante piccole lucine bianche. Le stelle. Già. Le avevo completamente dimenticate. Esistono anche loro. Un tempo le avrei notate subito, ma adesso..adesso è diverso.
Le
stelle. Quanto belle sono? Con quella luce, anche la più piccola e fioca, rompe
il silenzio di quel cielo nero, splendendo come a dire: “ Ehi, sono qui, mi
vedi?”. Quanta forza hanno le stelle? Riescono a resistere, non si arrendono
mai e ogni notte, tornano a rompere quel silenzio, illuminando anche di poco,
il cielo e i cuori di chi è perso nel buio.
I
miei occhi iniziano a vagare all’interno di quel manto luminoso. Ci sono alcune
di quelle lucine che splendono più forti di altre. Le inizio a contare.
Uno,due,tre,quattro … cinque. Cinque sono le stelle che risaltano di più.
Cinque.
E
allora ricordo. Sono sicuro. Non possono che essere loro. Le stelle che rompono
il silenzio con tutta la loro forza splendendo più delle altre..
Di
colpo il mio sguardo si sposta, la testa che guarda dritto davanti a sé. Io,
non posso rimanere lì. Quella strada così buia, scura non mi appartiene. Quella
sensazione di accoglienza che mi avvolge non è piacevole. Adesso sembra voglia
strangolarmi, tenermi a sé, non vuole che io vada. Eppure la luce alla fine della strada è a
pochi passi da me.
A piccoli
passi continuo il mio percorso verso casa, sorseggiando quel che rimane della
mia bibita ormai calda. I pensieri che ricominciano a rincorrersi nella testa.
Ancora non sono in grado di abbandonare quella strada così buia, ma a piccoli
passi un giorno, sarò in grado di costruirmi una torcia per illuminarmi il
sentiero rompendo quella monotonia, con la stessa forza delle stelle che rompono
il cielo notturno e risplendono, dicendo a gran voce: “ Ehi, sono qui, mi
vedi?”
L’OMBRA DEL GUERRIERO.
” Rieccomi qui fratello. Di ritorno
da un’altra battaglia. L’ennesima. Come vedi, ne sono uscito vittorioso anche
stavolta. Ultimamente , però, più passa il tempo e più diventa dura.
L’ho fatto di nuovo. Ancora una volta ho sfogato il mio dolore
attraverso la mia spada sporca di sangue. Non sono riuscito a trattenermi. Si dice che ognuno sfoghi il suo dolore come
meglio riesce, forse questo è il mio modo … non lo so. Quello che non riesco a
comprendere, fratello mio; è il perché questo peso sul petto non voglia
andarsene. Da quando ho impugnato la spada, di battaglie ne ho vinte non
poche.. ricordi quando da giovani
combattenti facevamo la gara a chi riportava a casa l’arma più bella e forte
come trofeo di guerra?... Già, è vero, vincevi quasi sempre tu; ammetto che in
certe cose avevi più gusto di me. Ahahah!
Questa volta però è diverso. Il
nemico da vincere sono io. Non eri tu che dicevi che il più forte guerriero è
il nostro spirito che nessuno può spezzare? Credo che questa sia una battaglia
già persa. Da quel giorno, quando gli dei ti hanno accolto tra le loro grazie
permettendoti di sedere al loro banchetto, cosa mi è rimasto per cui vivere? È
una vita vuota la mia.. non ho moglie, né figli ai quali insegnare l’arte della
spada …
L’unica cosa che allevia la stretta
sul cuore è ritornare qui, come oggi, all’alba, vittorioso dall’ultima
battaglia; davanti quest’elmo e quel che ne rimane della tua ascia, che di
molti uomini ha preso la vita proteggendo il nostro popolo; in questa pianura
sotto lo sguardo protettivo e severo del grande Aruk-ha, dove riposano i grandi
eroi come te, per parlarti.
Spero che presto saremo insieme
seduti a consumare quel banchetto, alzando i nostri calici per brindare con gli
dei.
Il mio scudo è stanco, la mia spada
logora, il mio volto scavato dal tempo, il mio spirito spezzato.
La mia mente non fa che perdersi
nei ricordi.
Ora, però, è tempo che io vada di
nuovo. Il prossimo campo di battaglia mi aspetta, sai meglio di me che di
questi tempi non ci si riposa mai.
Sono un guerriero, stanco, solo e
provato; ma sono ancora un guerriero. Ricordo bene di avere ancora una promessa
da mantenere. La nostra. Forse la solo cosa a cui possa ancora
aggrapparmi.
Veglia sempre su di me. A presto,
fratello mio. “
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